La festa da ballo in Prefettura. La sera di lunedì, dopo un periodo abbastanza lungo in cui i diversi Prefetti succedutisi tra noi avevan lasciate chiuse le eleganti sale ad ogni melodia, ad ogni splendore di luce, ad ogni brio di danze, la sera di lunedì era attesa con curiosa, impaziente aspettativa, ma la riuscita e la grandiosità della festa geniale hanno superato qualunque aspettativa, ed han lasciato nell'animo un fascino ch'è dolcezza e rimpianto. Gentile fu l'occasione: le nozze d'argento del nostro prefetto, comm. Ildebrando Merlo e della sua signora, fulgida stella dell'ardente e generosa Romagna, e gentile, spontaneo fu l'omaggio simpatico che Macerata ha voluto offrire alla eletta coppia. Dallo scalone, in cui i tappeti smorzavano i passi, dalla fuga sforzosa di sale, al salone da ballo magnifico nella sua austera eleganza, tutto era una ricchezza di fiori e di luce: fuori la notte frizzante e senza stelle, dentro un tepido senso di giocondità, una mollezza di piacere, un sorriso misterioso che si effondeva da tante labbra schiuse, da tante gemme briosamente luccicanti sui seni o su le chiome brune o dorate, un sorriso che si effondeva financo dalle piccole quasi invisibili cose. Molto prima ancora della mezzanotte una gentile numerosa schiera di dame ed un elegante nuvolo di cavalieri, tra i quali luccicavano le spalline di vari ufficiali, avevano già tutte invase le sale e già fervevano le danze del tempo - del primo boston molle e ondeggiante non restava più che l'eco diffusa per l'aria aulente! - e le danze seguivano ordinatissime sotto la brava ed instancabile direzione dell'Avv. Amici, mentre il comm. Merlo e la sua signora, coadiuvati dalle leggiadre e vispe figliuole, continuavano ad adempiere gli onori di casa con la consueta squisita signorilità e con infinita cortesia. Dopo vari balli, venne aperto il buffet sontuoso e ricchissimo, e apparve allora agli invitati la scena d'un sogno fantasioso: era la cheta laguna suggestiva e strana, in una notte del carnevale veneto, quando le gondole leggiadrette e sottili riflettevano nell'acqua scura la luce delle lampadine variopinte, e veneziane erano le lampade, sotto un cielo artistico di verzura bruna! Ai raggi velati i trionfi di fiori e i trionfi di frutta e di dolci s'innalzavano superbi e questi si vuotavano rapidi - tanto il brio e le danze avevano influito sull'appetito di tutti -, mentre spumeggiava sovente lo champagne dorato, che accresceva le risa e rendeva ciascuno più loquace. Con più brio, con più confortevole vivacità si riprese la danza e si ballò tra l'altro una quadrille monstre, abilmente diretta dallo stesso avv. Amici. L'alba sonnolenta sorse, e nulla era diminuito ancora della sana allegria e della instancabile lena dei ballerini. Chiuse da ultimo un cotillon riuscitissimo, ricco di quadri originali e simpaticamente artistici, intorno al quale - è mia indiscrizione - lavorarono con assiduità e con genialità degne del più vivo encomio le signorine Merlo, Rasponi, Paglionica, e qualche altro che, forse per modestia, ama troppo il silenzio. Quando l'ultimo ospite lasciò la casa del Prefetto non le stelle tendevano a scomparire nel biancicore dell'alba, ma il giorno chiaro appariva e la città cominciava a destarsi dal suo sonno profondo. (Arturo Caruso, L'Unione, 5 marzo).
www.maceratando.com