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Un romanzo sull'identità e sul senso di estraneità, un romanzo sulle radici che possono essere sia appartenenza ma a volte anche gabbia. Parliamo di "Alma" di Federica Manzon (Feltrinelli). La protagonista, Alma appunto, deve tornare a Trieste, città in cui è nata, dopo la morte del padre. È l'occasione per fare i conti con le proprie radici, con il senso di appartenenza e nello stesso tempo anche con il senso di estraneità che a volte si può provare. Un'occasione per ricordare il passato: la vita con la madre, disordinata e fantasiosa, quella con i nonni, ordinata e borghese, gli incontri con il padre, un uomo slavo che attraversa spesso il confine a est portando anche racconti avventurosi (lavorava stretto contatto con il Maresciallo Tito). Ricorda anche l'incontro con Vili, figlio gli amici del padre che vivono a Belgrado e che affidano il piccolo al padre di Alma. Vili che quando cresce e scoppia la guerra nella ex Jugoslavia rivendica con forza la sua appartenenza, al contrario di Alma che fa fatica a confrontarsi con il tema delle radici.
Nella seconda parte parliamo di un romanzo d'esordio: "Spilli" di Greta Olivo (Einaudi). La storia di un'adolescente, Livia, che ha tutte le altalene emotive tipiche di quell'età. Ma per Livia c'è qualcosa in più: la retinite pigmentosa che le farà perdere completamente la vista. Il romanzo racconta in che modo Livia cerchi di attraversare da una parte l'adolescenza e dall'altra tutto il percorso di accettazione della malattia. Fin da piccola ha una miopia precoce e si vergogna di portare gli occiali con lenti sempre più spesse. Poi la diagnosi e a quel punto Livia cerca quasi di nascondere agli altri e a sè stessa la malattia, perché a 15 anni la cosa più importante è essere accettati dagli altri.
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Un romanzo sull'identità e sul senso di estraneità, un romanzo sulle radici che possono essere sia appartenenza ma a volte anche gabbia. Parliamo di "Alma" di Federica Manzon (Feltrinelli). La protagonista, Alma appunto, deve tornare a Trieste, città in cui è nata, dopo la morte del padre. È l'occasione per fare i conti con le proprie radici, con il senso di appartenenza e nello stesso tempo anche con il senso di estraneità che a volte si può provare. Un'occasione per ricordare il passato: la vita con la madre, disordinata e fantasiosa, quella con i nonni, ordinata e borghese, gli incontri con il padre, un uomo slavo che attraversa spesso il confine a est portando anche racconti avventurosi (lavorava stretto contatto con il Maresciallo Tito). Ricorda anche l'incontro con Vili, figlio gli amici del padre che vivono a Belgrado e che affidano il piccolo al padre di Alma. Vili che quando cresce e scoppia la guerra nella ex Jugoslavia rivendica con forza la sua appartenenza, al contrario di Alma che fa fatica a confrontarsi con il tema delle radici.
Nella seconda parte parliamo di un romanzo d'esordio: "Spilli" di Greta Olivo (Einaudi). La storia di un'adolescente, Livia, che ha tutte le altalene emotive tipiche di quell'età. Ma per Livia c'è qualcosa in più: la retinite pigmentosa che le farà perdere completamente la vista. Il romanzo racconta in che modo Livia cerchi di attraversare da una parte l'adolescenza e dall'altra tutto il percorso di accettazione della malattia. Fin da piccola ha una miopia precoce e si vergogna di portare gli occiali con lenti sempre più spesse. Poi la diagnosi e a quel punto Livia cerca quasi di nascondere agli altri e a sè stessa la malattia, perché a 15 anni la cosa più importante è essere accettati dagli altri.
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