Sono trascorsi oltre 30 anni da quando, nel 1991, Tim Berners Lee pubblicò il primo sito web, cambiando per sempre le nostre vite. Il World Wide Web aiutava gli utenti interessati a condividere contenuti a interconnettersi e permetteva loro di fare principalmente una cosa: leggere. Con l’avvento del Web 2.0, Internet si trasforma in un sistema basato su interazione, condivisione e partecipazione degli utenti ed entra prepotentemente nella nostra vita, anche privata, facendo sorgere timori legati alla concentrazione di potere nelle mani dei colossi della digital economy, i quali forniscono gratuitamente contenuti e servizi in cambio dei dati degli utenti. Forse in risposta a questi interrogativi sta nascendo il Web 3.0, la cui promessa ideologica è di farne uno strumento più democratico e sicuro, offrendo agli utenti maggiore libertà e responsabilità dei propri dati. La tecnologia blockchain su cui si basa il Web 3.0, inoltre, ha permesso di registrare in modo verificato e univoco le proprietà intellettuali su Internet, gettando le basi per un'economia che verte attorno ai beni digitali. Sottovalutare la portata economica e sociale di questo cambiamento potrebbe essere dannoso non solo in termini finanziari.
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