"Breve storia del mio silenzio" di Giuseppe Lupo (Marsilio) è un romanzo di formazione che racconta la parabola di un bambino che cresce in un paesino della Basilicata e che alla nascita della sorellina smette di parlare per un paio di anni. Quasi paradossalmente le parole diventerano protagoniste della sua vita perché quel bambino cresce, va a scuola, poi all'università a Milano sceglie Lettere e infine diventa scrittore. Se nel precedente "Gli anni del nostro incanto" Giuseppe Lupo aveva raccontato gli anni del boom economico attraverso le vicende di una famiglia operaia, qui lo fa attraverso la vita di una famiglia profondamente legata ai libri e alla cultura, con entrambi i genitori che insegnano alle scuole elementari, in un periodo storico in cui la scuola era giustamente riconosciuta come un pilastro fondamentale della società. E' uno dei dodici romanzi candidati al Premio Strega 2020.
Nella seconda parte parliamo con Fabiano Massimi di "L'angelo di Monaco" (Longanesi) un giallo avvincente basato su fatti e documenti storici. Racconta la storia del suicidio, o presunto tale, di Geli, amatissima nipote di Adolf Hitler. Siamo a Monaco nel 1931, la ragazza si sarebbe sparata con la pistola dello zio nella sua stanza chiusa dall'interno. Ma ai due commissari che devono indagare si presentano una serie di elementi insoliti: il fabbro che ha dovuto forzare la serratura della camera si impicca poche ore dopo, l'autopsia non viene effettuata e le fotografie scattate sul luogo del crimine prendono misteriosamente fuoco nella camera oscura. Hitler appare profondamente sconvolto dalla morte della nipote e circolano strane voci sul tipo di rapporto che ci sarebbe stato fra i due.