Una saga familiare che inizia nell'800 e finisce ai giorni nostri. È "La casa sull'argine" di Daniela Raimondi (Nord). Duecento anni di storia ambientata a Stellata, un paesino dell'Emilia, dove all'inizio dell'800 arriva una carovana di rom. Una di loro Vollca, si innamora di Giacomo Casadio. I due si sposano contro il volere delle rispettive famiglie. Da qui ha inizio una discendenza che si divide in due: da una parte i biondi con gli occhi chiari che sono sognatori e visionari, dall'altra quelli con capelli e occhi scuri che parlano con i morti o leggono il futuro.
Nella seconda parte parliamo del romanzo che ha vinto il Premio Campiello 2020:"Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio" di Remo Rapino (minimum fax). Il protagonista è un cocciamatte, il matto del paese, Bonfiglio Liborio (così lui si definisce, prima il cognome e poi il nome) che, arrivato a 84 anni, decide di raccontare la sua vita. Una vita rocambolesca che inizia nel 1926 e attraversa la storia dell'Italia, dalla guerra alle lotte operaie. Liborio è un personaggio tenero e struggente, un uomo semplice che affronta la vita quasi con stupore, anche il lavoro alienante in fabbrica che lo farà quasi impazzire e che lo porterà prima in carcere e poi in manicomio. Liborio ha studiato poco, ma ama i numeri e il libro Cuore, e racconta la sua storia nell'unica lingua che conosce: un mix di italiano e dialetto.