Cosa vuol dire per una madre crescere il proprio figlio in carcere? Cosa vuol dire per un bambino vivere dietro le sbarre perché la madre è detenuta? Nel romanzo "Le madri non dormono mai"(Einaudi), Lorenzo Marone racconta le storie di madri e di figli che vivono negli Icam, strutture carcerarie dove c'è una detenzione attenuata per le donne che hanno figli fino ai 10 anni di età. Nel romanzo ci sono diversi personaggi e tutti, sia i detenuti che i non detenuti, sono personaggi dolenti, ognuno di loro ha una ferita e tutti finiscono per sentirsi prigionieri di qualcosa. L'attenzione si concentra su Miriam, condannata per aver coperto il marito in un traffico d'armi, e sul figlio Diego, 9 anni. Miriam è una donna dura e diffidente che applica modi bruschi anche nell'educazione del figlio perché teme che possa crescere debole. Diego è un bambino sensibile, che nel rione a Napoli veniva bullizzato, mentre nel carcere si sente paradossalmente al sicuro.
Nella seconda parte parliamo di una raccolta di racconti dalla scrittura elegante e raffinata, racconti che parlano di relazioni e di emozioni anche forti, ma sempre narrate in modo delicato: più che descrivere, si evoca una situazione. Si tratta di "Il tempo delle tartarughe" di Francesca Scotti (Hacca). In questi racconti c'è una varia umanità, ci sono adulti, bambini, anziani, ma ci sono anche animali che talvolta diventano metafora per far luce sulle relazioni umane. C'è l'Italia, ma c'è anche il Giappone, visto che la scrittrice vive in entrambi i paesi. C'è la storia di una donna che soffre di insonnia e dorme solo nell'auto guidata dal marito, un'anziana che vuole mimetizzarsi con i mobili per non farsi portare via dalla sua casa, una bambina che subisce bullismo a scuola.