Che i rapporti tra Londra ed Edimburgo non siano dei migliori dopo la Brexit non stupisce e le elezioni di questa settimana ce lo raccontano ancora una volta. Ma c'è una questione che ci interessa a l'economia delle piccole cose, un tema su cui, non a caso, la Scozia ma ancor più il Galles danno battaglia. La Brexit ha tagliato fuori il Regno Unito anche da una delle sue principali economie: gli studenti europei (e italiani in primis) sono, o meglio erano, la terza industria del paese spazzata via in gran parte insieme al progetto Erasmus. Quanto vale (per noi e per loro)? L'Italia ha una bilancia in passivo tra studenti in partenza e studenti in arrivo, la Gran Bretagna invece ci guadagnava: 30mila in arrivo l'anno (uno su dieci italiano) con un giro d'affari da 420milioni di sterline l'anno. E se fosse un'opportunità da cogliere? Noi Facciamo i conti...

Dal 9-5 al 3-2-2. Non una formazione sportiva ma quel che succederà della vita lavorativa per molti italiani, e non solo. Una ricerca del McKinsey Global Institute stima che più del 20% della forza lavoro potrebbe in un futuro non molto lontano lavorare 2 giorni da casa, 3 in ufficio e 2 giorni riservarli per il riposo e la disconnessione. Una formula destinata a soppiantare il lavoro dalle 9 alle 5 dal lunedì al venerdì che è diventato sinonimo del lavoro d'ufficio. Senza contare che cambieranno, o sono già cambiate, anche le spese connesse al lavoro: dagli spostamenti alla pausa pranzo. Ma c'è un limite sopra il quale si comincia a perdere in produttività e non diventa più un vantaggio. Anche in Italia, come nella Silicon Valley, nascono associazione e sindacati per difendere lo smart working. Quanto ci ha già cambiato e quanto cambierà la nostra economia delle piccole cose? Noi Facciamo i conti.

Venezia, Firenze, Roma. Per il secondo anno le città d'arte vivranno solo a metà i ponti di primavera. Ma già si lavora per il futuro con negli occhi da una parte le immagini delle piazze deserte e dall'altra di un pil nazionale che ha sofferto un turismo che non c'è. Ma come ripartire? Tornelli e città a numero chiuso? O un nuovo modo per valorizzare i simboli dell'Italia dell'arte? Firenze e Venezia hanno proposto un patto per le città d'arte con poteri speciali ai sindaci. La via giusta? Facciamo i conti...

Quanto si sposano tecnologia e natura? Ambiente e software? Il 22 aprile sarà la Giornata della Terra e l'economia della terra, l'agricoltura, è quella che sta cambiando o meglio cambierà più velocemente con la tecnologia. Al mondo si producono due trilioni di dollari di cibo all'anno e il 35% di questa somma, 700 miliardi di dollari, si perdono prima del raccolto. La tecnologia e il cambio generazionale hanno portato nei campi una rivoluzione: vigne controllate a distanza da telecamere, droni che misurano la luce, sensori per capire se l'ultima pioggia è stata troppo acida, software per il massimo raccolto con il minimo spreco. Si chiama agricoltura di precisione. Un campo agli inizi ma che c'è da giurarci sarà nuova economia delle piccole cose e noi Facciamo i conti...

Le sirene hanno salutato la ripresa dei traffici nel canale di Suez, dopo che per giorni la portacontainer Even Given ha bloccato le navi che facevano rotta verso il Mediterraneo. Poi cosa è accaduto? Dal canale di Suez, come dai porti di mezzo mondo, passa molta della nostra economia delle piccole cose. Sfide globali che nell'anno di covid sono diventate anche la sfida della carta igienica. Ogni crisi ha il suo simbolo e questo aiuta a riflettere. Già l'anno scorso la pandemia ha portato a un aumento vertiginoso della domanda di carta igienica in paesi come gli Stati Uniti, dove a marzo 2020 le vendite sono aumentate dell'845 per cento. Ebbene la carta igienica è proprio uno dei beni che passa dalle grandi rotte mondiali del commercio marittimo o meglio, la pasta di carta per produrla. Perché di fatto in quei grandi container ci sono i mattoncini di lego che vanno a comporre ciò che noi usiamo ogni giorno. E allora Facciamo i conti...

Basta una festa per consumare di più? C'è un'economia che ruota attorno alle festività. Pasqua non è Natale, eppure qualcosa si muove, segno che molta economia ruota attorno ai riti dell'anno. E la seconda Pasqua in tempo di pandemia ci consente di fare qualche bilancio. L'anno scorso fu il tempo di leviti e farine, quest'anno colombe e uova non mancano. E molti ristoranti, anche stellati, bissano l'idea di menù a casa. Segno che fa parte di noi cercare con le feste qualcosa in più. Se mancano i viaggi non si rinuncia ad altro. Commercializzazione delle feste o bisogno di evasione? Quanto vale? E come riprenderà a fine pandemia? Facciamo i conti...

Un po' edicole, un po' bazar, un po' minimarket alla francese. I chioschi simbolo dell'informazione nelle città italiane sono cambiati e l'anno di pandemia ha accelerato il cambiamento. La spinta del digitale da una parte, il ritorno alle periferie e al vicinato dall'altra stanno portando quando non alla chiusura alla trasformazione. In Italia sono rimasti 26.500 punti vendita per i giornali, erano 35mila dieci anni fa. Di queste solo 7mila edicole di strada. Con un cambio del paesaggio urbano. Una storia per raccontare chi cambia e poi Facciamo i conti...

Marzo era il periodo in cui non solo sognavamo ma prenotavamo viaggi e voli. Non stupisce il boom delle prenotazioni per le Baleari, con trecento voli esauriti in poche ore, dopo che la Germania ha cancellato l'obbligo di quarantena per chi rientra dall'arcipelago dichiarato Covid free. Anche la Grecia mira al tutti vaccinati sulle isole proprio per riaprire al turismo. Aspettando ora anche il passaporto covid europeo. Ma quanti hanno cancellato viaggi o voli aerei sperando di riutilizzarli? Ne è nato un mercato stimato dalla Iata in 35 miliardi di voucher in circolazione per i voli, 10 solo in Europa. Buoni che ora si vendono online. Mentre le compagnie aeree mettono in vendita biglietti più flessibili, con cambi data più semplice. Ma come sarà il turismo dei prossimi mesi? Ancora di seconde case e di prossimità? Noi Facciamo i conti...

Se è vero che il digitale è quel che più ci attende e che la rivoluzione ha accelerato nell'anno covid e esploderà in futuro con progetto e fondi in arrivo è vero che non tutto luccica quel che è digital: quali regole mancano? Il 40% dei clic di Google arrivava dalle notizie già prima del boom dell'anno pandemico. Nel 2018, quindi un'era fa, aveva guadagnato almeno 4,7 miliardi di dollari grazie alle notizie pubblicate su Google News che, grazie ad un complicato sistema di algoritmi le notizie più ricercate dai siti di news prodotte da altri. La stima dei ricavi dalle notizie di Google fu fatta allora dalla News Media ll'alleanza che raggruppa gli editori americani di oltre 2mila giornali, New York Times compreso.Ora l'Australia ha adottato per prima la legge che obbliga i giganti del web a pagare i media per la condivisione delle notizie. E allora noi Facciamo i conti di quel che ci attende.

Che non sia un fuoco di paglia lo dice un'indagine di Bankitalia. La pandemia sta cambiando il nostro modo di vivere, abitare, lavorare e il cambiamento sarà duraturo. La rivincita delle periferie verdi, delle case con terrazzo e giardino è nei fatti. Così come l'evoluzione dei quartieri-ufficio e dei grandi spazi per lavorare. Tutte le grandi città europee, e quelle italiane non fanno eccezione, stanno perdendo abitanti in controtendenza con i trend degli ultimi anni. Ma sta scomparendo anche il pendolarismo, sostituito dal lavoro da remoto. Non un fuoco di paglia, ma un vero cambiamento duraturo, mette nero su bianco Bankitalia. E anche le nostre case cambiano, con soluzioni smart e sempre più tecnologia. Facciamo i conti della casa che cambia.