Meditazione Pasquale Lc 23, 32-49
Luca, come noi, non è testimone oculare della morte/risurrezzione di Gesù. Si pone i nostri stessi problemi: cosa vuol dire che Gesù è morto per me e mi ha salvato. Tanto più che non ha salvato neppure se stesso e ancora adesso continua l'ingiustizia dei potenti e la sofferenza degli innocenti?
La scena della croce è chiamata “teatro”: è lo spettacolo dove Dio si mostra così com'è. Il teatro rappresenta la vita reale. Lo spettatore, direttamente coinvolto, prende parte attiva a ciò cha avviene.
Le varie scene (ogni versetto ne contiene diverse, culminanti in una centrale che introduce alla successiva) hanno la caratteristica di “capovolgimento”, come nei travestimenti di carnevale.
Infatti la via crucis è corteo regale, la crocifissione intronizzazione del Re, i due malfattori sua corte d'onore, il perdono ai nemici suo giudizio, la sua eredità è per chi lo uccide, ecc.
Segue lo spettaccolo della croce, incluso tra due preghiere del Figlio al Padre - una di perdono e una di abbandono. Il popolo all'inizio e alla fine contempla ed è chiamato a pronunciarsi. Ai piedi della croce ritornano le tre tentazioni del deserto, segnate dal ritornello ossessivo: “salvi se stesso”. Sono le tre interpretazioni ovvie della croce: per i religiosi è immonda, per i potenti perdente, per chi muore una beffa.
Il secondo malfattore è l'unico che conosce Dio, perché “condannato alla stessa pena” pur essendo giusto. E lo riconosce anche Salvatore e Re di un oggi senza fine.
Dopo il suo riconoscimento si oscura il sole e si squarcia il velo del Santuario: finisce il mondo vecchio e nasce il mondo nuovo. Nella nudità della croce viene al mondo Dio, finalmente tutto in tutti.
Anche chi l'uccide lo riconosce come il Giusto, che porta su di sè il male del mondo e giustifica tutti.
“La croce è la distanza infinita che Dio ha postato tra sé e ogni idolo”. La sua contemplazione ci cambia: sdemonizza la nostra immagine di Dio, di uomo, di vita/morte e di salvezza.
Alla fine il popolo si batte il petto: smette di fuggire e “ritorna” al vero Dio. “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” Gv 12,32).