Commento a Atti 9, 19b-31
Costui è il figlio di Dio, costui è il messia.
“ Il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti non l’ho ricevuto né imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo”. “Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per visitare Cefa, e rimasi presso di lui per quindici giorni; e degli apostoli non vidi nessun altro se non Giacomo, il fratello del Signore”. (Gal 1,11s.15-19). Ci torna dopo 14 anni in seguito a una rivelazione, con Barnaba e Tito, per il “Concilio di Gerusalemme” a difendere il vangelo dai giudaizzanti che, con le loro chiusure, avrebbero contraddetto l’essenza del vangelo. A tale scopo ha scritto la lettera i Galati. Poco dopo rimprovererà apertamente Cefa di ipocrisia, perché si comporta in modo ambiguo (Gal 2,1-19). Dopo l’esperienza di Damasco è pienamente illuminato, direttamente dal Risorto, – “se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa solo Dio” – “lo rapì in paradiso e udì parole indicibili” (2 Cor 12,2-4). Come agli altri apostoli, il Risorto apparve da ultimo anche a lui, come a un aborto, costituendolo apostolo (1 Cor 15,8), testimone delle risurrezione ( At 1,22). La sua comprensione del mistero di Gesù è la grande opera del Signore risorto, che fa di lui il vaso eletto del suo vangelo. La teologia che più tardi, e in modo narrativo, maturò nei vangeli, è già anticipata nelle prime lettere di Paolo. Si può pensare che, soprattutto Marco e Luca, abbiano imparato da lui a leggere la storia di Gesù nella giusta chiave. L’apice di tutti i Vangeli è la contemplazione del Crocifisso, che permette di capire il mistero della sua vita, morte e risurrezione. Per questo Paolo ritiene di non sapere altro se non “Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1Cor 2,2) e descrive la sua evangelizzazione ai Galati come un “disegnare davanti agli occhi Gesù Cristo crocifisso” (Gal 3,1). È quanto fa anche Marco, il cui vangelo è il racconto della passione preceduto da una lunga introduzione: le opere e le parole di Gesù. Lo stesso schema, ognuno a modo suo, è seguito dagli altri evangelisti, compreso Giovanni.
L’esperienza di Damasco fa da sfondo a tutti gli scritti paolini: è la luce che gli ha fatto sperimentare la verità del Vangelo e vedere Dio che opera nella storia per rivelare a tutti il suo amore. Le “Lettere” di Paolo sono variazioni su questo tema, comune a tutti gli scritti del Nuovo Testamento.
Subito dopo Damasco vediamo come Paolo annuncia e vive il Vangelo: il bestemmiatore diventa annunciatore di Cristo e il persecutore perseguitato. Paolo, assimilato al suo Signore, può dire con verità: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo,ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20): “Per me il vivere è Cristo” (Fil 1,21). Il ritornello costante delle sue lettere è “in Cristo”. Paolo sta di casa nel Figlio che lo ama dello stesso amore del Padre: è “entusiasta” ( = respira in Dio), realmente in-diato (=messo-in-Dio). Vede sé e tutta la realtà per quello che è: attraverso Gesù “Dio è tutto in tutte le cose” (1Cor 15,28). Infatti “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura…Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui…e tutte sussistono in lui” (leggi Col 1,15-20).
In questo inizio della sua attività vediamo Paolo, “vaso eletto”, “invasato” dal suo Signore che l’ha conquistato con il suo amore per lui che lo riama dello stesso amore. Ognuno è “vaso” dell’altro: è il dimorare reciproco dell’uno nell’altro di Gv 15,1ss, vita e gioia piena. I due sono uno, come il Padre e il Figlio, nell’unico Spirito. La fecondità del ministero di Paolo è la stessa di Gesù, seme gettato sotto terra che produce frutto. Partecipa alla sua croce, unica cosa di cui si vanta (Gal 6,14): “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24), quel corpo che abbraccia “tutte le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1,20c).
Articolazione del testo:
a - vv. 9,19b-20: Paolo subito evangelizza
b - vv. 21-22: stupore di tutti; Paolo comunica ai Giudei la sua scoperta del messia
c - vv. 23-25: prima persecuzione di Paolo ex-persecutore
d - vv. 26-28: a Gerusalemme: diffidenze, fiducia di Barnaba e annuncio
e - vv. 29-31: persecuzione dagli ellenisti: ritorno a Tarso e pace a Gerusalemme.