Commento a Atti 7, 35-51
Memoria dell’alleanza del Dio fedele e infedeltà dei nostri padri:
Stefano ha parlato fin qui della fedeltà di Dio attraverso le figure di Abramo, Giuseppe e Mosè. Ora sottolinea come Mosè fu osteggiato dai suoi fratelli per ben 80 anni. Dall’inizio alla fine del suo interessamento per loro, i nostri padri non obbedirono alle parole viventi che egli ricevette e ci diede (vv. 35-39). Proprio mentre lui è sul Sinai per ricevere le Dieci Parole di libertà, essi regrediscono alla schiavitù d’Egitto: si fanno un vitello d’oro e si danno all’idolatria. Per questo finiranno in esilio (vv. 39b-43). La tenda della Presenza che Mosè fece costruire e che guidò il popolo attraverso il deserto, finì nel tempio di Salomone (poi distrutto e ricostruito). Ma Dio non abita in una casa fatta da mani d’uomo (vv.44-50), bensì nel cuore umile e contrito di chi ascolta la sua parola (cf Is 66,1-2).
Il testo termina con l’inizio della controaccusa di Stefano (v.51), che vedremo la volta prossima.
Il ricordo della fedeltà di Dio e dell’infedeltà nostra è il richiamo più potente a convertirci. L‘accusa costante dei profeti contro la nostra infedeltà è per noi l’appello accorato della fedeltà di Dio. Alla nostra infedeltà estrema lui risponde dalla croce con la sua fedeltà estrema. Lì infatti il Figlio, suo testimone ultimo e definitivo, lo rivela amore più forte di ogni male e della stessa morte. Nell’alleanza con Abramo passò lui solo tra le vittime squartate (Gen 15): è lui che paga le nostre infedeltà. E con lui tutti i suoi inviati - da Mosè (Es 32, 31s) a Gesù (Lc 23,34), da Stefano (v.60) a Paolo (Rm 9,3) e a tutta la schiera dei martiri, antichi e attuali. Essi testimoniano a noi che “Dio è amore” e “chi non ama non ha conosciuto Dio” (1Gv 4,8). L’accusa di Stefano al Sinedrio vale anche per noi e per la nostra Chiesa, cominciando dal sommo sacerdote all’ultimo dei credenti. “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10,12). La durezza di cuore, come si vede dai vangeli, vale tanto per i discepoli ( Mc 6,52; 8,17ss!) quanto per i nemici di Gesù (Mc 3,5s). Nulla è cambiato, se non che dobbiamo sempre cambiare il nostro cuore. Leggi cosa dice Paolo in 1Cor 10,1-12 e Rm 11,11-35. Comunque da lui (Cristo), per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen! (Rom 11,36).
Divisione del testo:
a. vv. 35-39: Mosè osteggiato e non ascoltato dall’inizio alla fine
b. vv. 40-43: idolatria nel deserto e nella terra, causa dell’esilio
c. vv. 44-50: la tenda dell’arca diventa tempio e idolo (1 Sam 4,1ss; Is 1,10ss; Ger 7,1ss)
d. vv. 51 (52s): accusa profetica di Stefano ai suoi accusatori: resistono allo Spirito Santo!
NB.: nota le somiglianze tra Mosè e Gesù:
At 7,22= Lc24,19: potente in parole e in opere
At 7,35=At 5,31: rinnegato…costituito capo e liberatore
At 7,36=At 2,22: prodigi e segni
At 7,37: Mosè ha parlato di Gesù: Dt 8,15: trasfigurazione/risurrezione (Lc 9,30s; 24,27)