"Libri che mi hanno rovinato la vita. E altri amori malinconici" di Daria Bignardi (Einaudi) racconta la passione per i libri e la lettura. Una passione per Daria Bignardi nata da piccola: la madre ansiosa non la faceva uscire di casa e lei passava interi pomeriggi a leggere. Fra i 12 e i 18 anni aveva letto i classici russi e francesi, poi gli americani e gli italiani. Ma in questo percorso fra ricordi personali e letteratura, si parla soprattutto dei libri che hanno "rovinato" la vita, perché "l'arte non deve consolare, ma turbare". E allora Daria Bignardi ricorda le emozioni scatenate in particolare da tre romanzi: "La foresta della notte" di Djuna Barnes, "Il demone meschino" di Sologub e "Così parlò Zarathustra" di Nietzsche. Il particolare il romanzo dello scrittore russo, letto a 13 anni, le aveva fatto scoprire il male e, dunque, la fascinazione per il dolore, il buio e l'infelicità ("soffrire mi esaltava").
Un romanzo apprezzato sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna (è stato primo nelle classifiche del New York Times per mesi) che ora è arrivato in Italia: è "Il palazzo di carta", opera prima dell'americana Miranda Cowley Heller (Garzanti - traduz. Stefano Beretta). È la storia di una donna, Elle, cinquantenne sposata con tre figli, che torna nel luogo dove ha sempre trascorso l'estate fin da piccola, Cape Cod. Qui incontra un amore di gioventù, Jonas, un amore che era stato interrotto da qualcosa che era accaduto nel passato. Elle e Jonas condividono un segreto sulla loro adolescenza e il romanzo è costruito su diversi piani temporali: quello che accade oggi in un solo giorno nel momento in cui Elle e Jonas si rivedono in compagnia dei rispettivi partner e il passato.