Un ragazzino di 15 anni scompare e una commissaria deve indagare sul caso. Sembrerebbe la trama di un giallo, ma "Tre madri" di Francesca Serafini (La nave di Teseo) è qualcosa di diverso. L'indagine poliziesca è un pretesto per un'indagine interiore. Gli indizi sulla scomparsa di River si intrecciano con gli indizi sul passato della protagonista. La commissaria Lisa Mancini aveva lavorato a Roma e poi a Lione nell'Interpol e da quattro mesi si trova a Montezenta, paesino romagnolo di fantasia, dove c'è una comunità di artisti che lavorano i metalli di scarto e vivono in un accampamento di roulotte, mal visti dagli altri abitanti. La scomparsa del ragazzo risveglia l'attenzione di Lisa, in genere concentrata sui suoi videogiochi, e le indagini la porteranno a riflettere sul suo passato.
Nella seconda parte sorridiamo insieme a Piersandro Pallavicini e al suo "L'arte del buon uccidere" (Mondadori). Prendendo spunto dai libri di Antonio Amurri pubblicati negli anni '70 (Come uccidere la moglie/il marito/la suocera), Pallavicini propone una galleria di tipi umani insopportabili e per ognuno immagina il modo migliore per farli fuori. Si va da "L'integralista gourmet" al "So tutto da bar", dal "Precisatore di rete" alla "Complottista paranoide scientifico-ossessiva". Una carrellata ironica sui supponenti, i prevaricatori, gli arroganti e i falsi umili.