"Volevo essere Madame Bovary"(Einaudi) di Anilda Ibrahimi, una scrittrice di origine albanese che vive da oltre vent'anni in Italia. Nel romanzo racconta la storia di una donna, Hera, che ha lasciato l'Albania e decide di tornarci dopo vent'anni con il suo amante, quasi in contrasto con la cultura patriarcale in cui era cresciuta. Hera ha un marito italiano e dei figli nati in Italia, vive in Italia, fa la videoartista ed è una donna realizzata. Eppure vive una serie di contraddizioni che riemergono con forza nel momento in cui mette nuovamente piede in Albania. Ricorda l'adolescenza vissuta in un contesto patriarcale e in una dittatura in cui anche vestirsi in modo diverso era considerato pericoloso.
Nella seconda parte parliamo di "La custode dei peccati" della scrittrice americana Megan Campisi (Nord - traduz. Alessandro Storti). Un romanzo storico, di grande successo negli Stati Uniti, che trae spunto da una tradizione realmente diffusa nell'Inghilterra dell'800, sulla quale l'autrice inventa un rituale articolato. La protagonista è la giovane May, costretta a diventare una "mangiapeccati": deve cioè raccogliere le confessioni dei moribondi e poi mangiare le pietanze che corrispondono ai peccati commessi (per esempio tortino di colomba per avvelenamento o colomba arrosto per furto). In questo modo la "mangiapeccati" assume su di sè le colpe del defunto e l'anima può andare in paradiso. In questo suo ruolo May dovrà indagare su un mistero.