Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, "Annalena" di Annalena Benini (Einaudi) non è l'autobiografia dell'autrice. L'Annalena di cui si parla nel libro era Annalena Tonelli, cugina di terzo grado della scrittrice, una donna che ha passato la vita in Africa al servizio dei poveri e dei malati e che fu uccisa con un colpo di fucile alla testa in Somalia nel 2003 quando aveva 60 anni. Nel libro si legge "l'hanno ammazzata per tutto quello che ha fatto perché quella grandezza era insopportabile. Ha costruito scuole, ospedali, ha seppellito morti, ha cresciuto e curato i bambini, si è occupata di chi nasce senza nemmeno una possibilità e aspetta solo di morire. Non ha mai voluto catechizzare o insegnare il cristianesimo ai musulmani". Annalena Benini racconta così la storia dell'altra Annalena intrecciandola a riflessioni personali, mettendo anche in evidenza il senso di inadeguatezza che si può provare di fronte a una donna così straordinaria, che ha dedicato totalmente la vita agli altri.
Nella seconda parte parliamo di "La traversata notturna" di Andrea Canobbio (La nave di Teseo), un romanzo poderoso (515 pagine) in cui l'autore ricostruisce la storia dei propri genitori e la storia familiare dominata dalla depressione del padre. Canobbio riceve dalle sorelle una valigia con 420 lettere che i genitori si erano scambiati fra il '43 il '46 prima di sposarsi. Nel ricostruire la storia dei genitori c'è anche il tentativo di dare una spiegazione alla malattia del padre: la depressione che aveva reso il padre, almeno agli occhi del figlio, un uomo egocentrico e indifferente. Un romanzo che è anche un grido di dolore molto composto di un figlio diviso fra l'affetto, il rancore e il senso di colpa.