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Come si viveva in una città sotto la Repubblica e l’Impero di Roma? Che aspetto avevano le case, quali erano i mobili, come si trascorrevano le ore domestiche? Per fortuna, possiamo dare risposte a quasi tutte queste domande. A differenza delle civiltà egizia, greca ed etrusca, infatti, e grazie agli scavi archeologici e a straordinarie, quanto drammatiche, circostanze, che ci hanno restituito case e suppellettili quasi intatte, l’età dell’antica Roma ancora ci racconta di sé, permettendoci di rivivere, sia pure virtualmente, la quotidianità di uomini e donne vissuti così tanto tempo fa. Domus, villa e insula: la casa nell’antica Roma.
La domus romana: intorno all’atrium
Nei quartieri residenziali delle città romane, la tipologia più diffusa di abitazione fu quella della domus, un edificio unifamiliare, a uno o due piani, dotato di un giardino o di un cortile porticato. Vi abitava una famiglia, generalmente piuttosto benestante, con i suoi schiavi. La tipica domus romana presentava un ingresso, o vestibulum, che immetteva attraverso un breve corridoio, detto fauces, nell’atrium, un cortile parzialmente coperto.
L’atrium aveva una grande apertura al centro, il compluvium, un vero e proprio pozzo di luce normalmente sostenuto da quattro colonne; esso permetteva di convogliare in una vasca sottostante, l’impluvium, l’acqua piovana, che veniva poi raccolta in una cisterna sotterranea.
Sull’atrio si affacciavano le camere da letto, assai piccole e anguste, chiamate cubicula; in fondo ad esso, in asse con il corridoio di ingresso, si trovava il tablinum, un ambiente completamente aperto che fungeva da studio, nel quale il padrone di casa riceveva i clienti e trattava gli affari. Ai lati del tablinum erano le alae, due camere destinate a vari usi, spesso utilizzate come camere da pranzo, stanze degli armadi, oppure come larari, ossia luoghi dove si conservavano le immagini degli dèi che proteggevano la famiglia.
La domus romana: intorno al peristilium
Le case più antiche avevano sul retro un piccolo orto o giardino, l’hortus, in seguito sostituito da un grande cortile, il peristilio o peristilium, circondato sui quattro lati da portici a colonne. Il peristilium, dotato di una ricca vegetazione e arricchito di fontane e statue, si presentava, dunque, come la zona più elegante della casa.
Vi si affacciavano vari ambienti: la cucina (in genere spaziosa e dotata di dispensa), la sala da pranzo, detta triclinium, una sala per ricevere gli ospiti (oecus), le latrine. Il triclinium si chiamava così in quanto dotato di tre lettini, ciascuno a tre posti, chiamati triclinari. I Romani, come i Greci, banchettavano infatti semisdraiati, intorno alla mensa (un basso tavolino) posta al centro della stanza.
La domus romana poteva presentare anche una pianta articolata: gli edifici più sontuosi, per esempio, potevano avere due peristili. Tuttavia, il forte legame con la tradizione impedì che questa tipologia ormai consolidata fosse stravolta: così, anche le abitazioni di lusso mantennero quasi sempre inalterato il nucleo arcaico, sviluppato intorno all’atrio.
Gli arredi
Le domus non erano ammobiliate come i nostri moderni appartamenti; i mobili erano, infatti, pochi ed essenziali: qualche tavolo, qualche sedia, rarissimi armadi, i letti dei cubicula (che erano singoli e a tre spalliere, come i nostri divani: rari i letti matrimoniali) e i lettini delle camere da pranzo. I vestiti e gli oggetti di uso comune erano collocati dentro alcune casse (arcae vestiariae) e nelle nicchie ricavate nei muri, chiuse da porte o sportelli. In compenso, le domus erano riccamente decorate, con vivacissimi affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti.
Ostia, Pompei ed Ercolano
Le testimonianze più importanti di architettura residenziale romana si trovano nei parchi archeologici di Ostia, Ercolano e Pompei.
L’antica città di Ostia venne fondata nel IV secolo a.