Ritornare a Dio con tutto il cuore
Don Andres inizia l’omelia soffermandosi sulle parole del profeta Gioele: "Anche ora, ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, pianti e lamenti". Questo versetto racchiude il senso dell’intero cammino quaresimale. L’invito di Dio è chiaro e immediato: tornare a Lui, perché ci siamo allontanati. La distanza può essere dovuta all’indifferenza, alla tiepidezza o al peccato, ma il Signore ci chiama a riavvicinarci con urgenza e profondità.
La conversione non è un percorso individuale, ma comunitario. Non si tratta di un semplice invito personale, ma di un appello rivolto a tutti. Ritornare a Dio è un'esperienza che si vive insieme, attraverso la liturgia e il cammino quaresimale condiviso.
Il coinvolgimento del cuore: una conversione autentica
Il ritorno a Dio deve essere sincero e totale: "con tutto il cuore". È un’esortazione a esaminare la nostra relazione con Lui, a chiederci dove sia il nostro cuore e con quali sentimenti ci rivolgiamo a Dio. La preghiera non deve essere occasionale o superficiale, ma un’esperienza autentica di incontro con il Signore.
Il profeta parla di un ritorno a Dio accompagnato da digiuni, pianti e lamenti. Questi segni indicano che la conversione non è solo un atto razionale, ma un movimento interiore profondo che coinvolge le emozioni. Il pianto esprime sentimenti intensi, sia di dolore che di gioia. Tornare a Dio significa lasciarsi toccare nel profondo, aprire il cuore, riconoscere il proprio bisogno di Lui.
Don Andres ricorda una Messa recente, celebrata per i genitori che hanno perso un figlio. In quel contesto di dolore, il richiamo a "ritornare a Dio" assume un significato speciale: accogliere la consolazione e l’abbraccio del Signore. Anche chi sente il cuore indurito è invitato a lasciarsi trasformare, chiedendo a Dio di rinnovarlo. Il Salmo responsoriale lo esprime chiaramente: "Crea in me, Signore, un cuore puro".
Lacerare il cuore, non le vesti: una conversione profonda
Il profeta Gioele esorta a "lacerare il cuore, non le vesti". Questo significa che la conversione non è un atto esteriore, ma interiore. Non basta compiere gesti visibili, è necessario aprire il cuore e lasciar emergere ciò che vi è dentro.
A questo scopo, il Vangelo offre tre strumenti fondamentali per sciogliere la durezza del cuore:
1) L’elemosina: il dono gratuito agli altri, fatto con sincerità e senza ostentazione. Può essere un aiuto concreto, ma anche il dono del proprio tempo, dell’attenzione, dell’ascolto.
2) La preghiera: un mezzo per entrare in intimità con Dio, allontanando le preoccupazioni che appesantiscono il cuore. Il Vangelo invita a pregare nel segreto, per instaurare un rapporto autentico con il Padre.
3) Il digiuno: non è solo l’astensione dal cibo, ma una rinuncia che ci aiuta a riscoprire l’essenziale. Il digiuno educa il cuore, lo rende più sensibile e disponibile verso Dio e gli altri.
Le ceneri: un segno di conversione
Il rito delle Ceneri che chiude la celebrazione rappresenta un segno visibile della conversione. Ricevendole, accogliamo l’invito a cambiare vita, a ritornare a Dio con tutto il cuore. Le parole che accompagnano il gesto, "Convertitevi e credete al Vangelo", ci ricordano che la Quaresima è un tempo di grazia, in cui possiamo rispondere all’appello di Dio con autenticità e profondità.
Accogliendo questi strumenti – elemosina, preghiera e digiuno – e lasciandoci trasformare dal Signore, possiamo vivere un cammino quaresimale vero, orientato a un ritorno sincero e totale a Dio.