Puntata che dedichiamo alla guerra che si combatte nell'etere, dalle intercettazioni delle comunicazioni del nemico ai tentativi di jamming per disturbarle. E poi ancora le radio straniere che si rivolgono alle popolazioni colpite dal nemico, la voce dell'invasore che lancia appelli ai civili...
Interviene Andrea Lawendel, giornalista freelance esperto di tecnologie e radiofonia.

Le notizie che arrivano dal fronte di guerra ucraino con i combattimenti intorno a centrali nucleari inquietano ed evocano scenari da film apocalittici. In che modo cerchiamo di canalizzare ed esorcizzare le nostre paure ? C'è chi comincia a pensare a kit di sopravvivenza e chi ai bunker.

Da più parti si comincia a sospettare che dietro la tragica scelta di invadere dell'Ucraina decisa da Putin non ci sia una mente lucidissima, pensando soprattutto alle minacce di escaltion nucleare che il leader russo ha manifestato più volte. In che senso e che fino a che punto la mente di Putin potrebbe essere ritenuta "instabile" o addirittura "fuori controllo"? E se invece questo atteggiamento provocatorio fino all'eccesso fosse solo una strategia psicologica che prevede la simulazione della follia? Insomma ci fa o ci è? Intervengono Giuseppe Neri, neuropsichiatra ed Enrico Verga, stratega ed esperto di geopolitica.

Le guerre contemporanee non si combattono solo con missili e carrarmati, ma si svolgono anche sul piano informatico, nell'universo digitale. Vediamo di capire come funziona questo secondo livello nell'attuale conflitto russo-ucraino.

E' indubbio che nel comune sentire il fantasma di una possibile estensione della guerra in Ucraina abbia soppiantato la paura degli effetti della pandemia.
Oggi vogliamo sondare quale è lo stato d'animo più diffuso tra i nostri ascoltatori che invitiamo a dirci in quale di questi tre possibili atteggiamenti rispetto alla guerra in corso si riconoscono:

1- Preferisco essere ottimista, non voglio pensare a una escalation catastrofica, penso che la conseguenza più grave di questa guerra sarà l'emergenza umanitaria per l'ondata di profughi che sta provocando
2- Non credo che scenderemo in strada a sparare per difendere il nostro Paese, ma ci aspetta un periodo di grande crisi economica globale con privazioni e ristrettezze che non avremmo mai immaginato di subire
3- Sono seriamente preoccupato perché sento sempre più probabile un'estensione del conflitto che ci renderà tutti coinvolti in prima persona, saremo costretti ad imbracciare le armi o addirittura affrontare gli effetti di armi di distruzione di massa

Fino a pochissimo tempo fa, Putin è stato invocato, celebrato e osannato da buona parte del panorama politico della destra italiana, dal moderato Berlusconi ai movimenti di estrema destra. Ma come si coniuga l'ideologia di destra che tradizionalmente rivendica le ragioni del nazionalismo, dell'anticomunismo, dell'affermazione delle istanze antiglobalizzazione, con l'imperialismo russo di stampo putiniano? E perché i combattenti filonazisti ucraini sarebbero per gli ultranazionalisti nostrani dei nemici? Interviene Luigi Di Gregorio, docente di Comunicazione pubblica, politica e sfera digitale presso Università degli Studi della Tuscia di Viterbo

Oggi cerchiamo di raccontare ed analizzare quanto sta succedendo in Ucraina su due piani, quello bellico militare e quello mediatico, valutando l'impatto emotivo suell'opinione pubblica italiana di questi primi di giorni di guerra. Interviene Enrico Verga, esperto di geopolitica e tecnologie belliche.

Negli ultimi dicei mesi a Livorno sono spariti cinquanta gatti e alcuni di questi sono stati ritrovati morti e decapitati. L'Aidaa, associzione animalista, offre 5mila euro di ricompensa "per chi aiuterà a individuare e denunciare alla pubblica sicurezza e con la propria testimonianza far condannare in via definitiva i responsabili di questi crimini". Interviene Lorenzo Croce, Presidente Aidaa.

Nel 1940, quando mancavano poche settimane dall'entrata dell'Italia in guerra, circa 13.000 bambini italiani nati in terra libica vennero portati via dalle loro famiglie d'origine per finire nelle colonie italiane a passare un periodo di inquadramento che si sarebbe protratto per anni. Molti di loro non sarebbero mai tornati indietro. Interviene lo storico Francesco Filippi, studioso del fascismo e del colonialismo italiano.

Mentre il mondo è in apprensione per i venti di guerra che soffiano ai confini dell'Europa, in italia scoppia la polemica sull'abbigliamento dei ragazzi a scuola.
Le proteste degli studenti nascono da quanto avvenuto in un liceo romano, dove una professoressa ha associato l'abbigliamento di una studentessa che stava girando un video su tik tok a quello delle prostitute della via Salaria.
Vogliamo interpellare i nostri ascoltatori per sapere in che misura quello dell'abbigliamento delle studentesse a scuola sia un problema reale, paventando tre atteggiamenti:

1 I professori hanno sbagliato ma sono esasperati perché non hanno più strumenti per gestire il debordante esibizionismo indotto dai social. L'unica soluzione è imporre un abbigliamento uniforme per tutti gli studenti, che sia un grembiule o una divisa

2 Se si pensa che la scuola abbia tra i suoi compiti anche quello di educare al buon gusto deve fornire strumenti didattici adeguati coinvolgendo innanzitutto le famiglie dei ragazzi

3 Possibile che ancora ci si scandalizzi per un ombelico esibito, come ai tempi della Carrà ? la trasgressione fa parte dell'essere giovani, non è compito della scuola occuparsi dell'abbigliamento dei ragazzi, pensi piuttosto a farli studiare bene