"Mi limitavo ad amare te" è un verso di una poesia del poeta bosniaco Izet Sarajlic ed è anche il titolo del nuovo romanzo di Rosella Postorino (Feltrinelli). L'autrice, famosa per "Le assaggiatrici", prende spunto da un fatto vero per creare personaggi di fantasia. Siamo a Sarajevo nel '92, la città è assediata. Qui vivono in un orfanotrofio Omar, 10 anni, con il fratello Sem, e Nada di 11 anni che ha un fratello più grande (appassionato di musica dei Pink Floyd). Non sono orfani, ma i genitori li hanno lasciati in istituto perché non possono prendersi cura di loro. Insieme ad altri bambini, vengono messi su un pullman dell'ONU diretto in Italia nell'ambito di un progetto umanitario. Sul bus incontrano Dànilo che ha quasi 14 anni e che lascia in Bosnia una madre, un padre e una sorella. Nel romanzo si racconta la vita di questi bambini, poi ragazzi, nell'arco di venti anni. Un romanzo sul trauma della guerra, ma anche in genere sul distacco, sull'abbandono, sulla lacerazione di non sentirsi più né del paese d'origine e né di quello che ospita. Un romanzo che fa riflettere sul prezzo da pagare per la salvezza fisica, e ancora sull'essere figli, madri o padri.
Nel 1943 a Roccatederighi, un piccolo comune in provincia di Grosseto, fu creato un campo di internamento dove furono rinchiusi un centinaio di ebrei, alcuni dei quali furono mandati poi in Germania nei campi di sterminio. Non era certo l'unico campo di concentramento in territorio italiano, ma fu l'unico realizzato con un regolare contratto di affitto con la diocesi locale, firmato dal vescovo. Il campo fu infatti costruito nell'ex seminario. Il romanzo "Villa del seminario" di Sacha Naspini (e/o) riprende questo fatto storico per costruirci intorno una trama di fantasia. Il protagonista è un uomo, Renè, calzolaio, un uomo mite e solitario che finisce per aderire alla Resistenza, con molti timori, soprattutto per aiutare l'amica Anna.