Dal 24 al 29 luglio tra Bari Sardo, Ilbono, Lanusei e Triei, va in scena MagoMare. L’artista Riccardo Mantelli porta installazioni interattive che mettono in discussione l’uso quotidiano della tecnologia.
Nel cuore dell’Ogliastra, tra Bari Sardo, Ilbono, Lanusei e Triei, nasce MagoMare, un festival dove la media art relazionale diventa esperienza collettiva e momento critico verso il nostro rapporto con la tecnologia. Tra i protagonisti c’è Riccardo Mantelli, artista e docente alla NABA e alla Domus Academy di Milano, che con le sue installazioni accompagna il pubblico in una dimensione inaspettata e poetica.
Lontano dai grandi centri urbani, Mantelli trova terreno fertile per portare rituali elettronici e strumenti “disobbedienti”, capaci di creare smarrimento invece che orientamento. «Viviamo in un’epoca dominata da efficienza e performance», racconta l’artista a Nicaradio, «ma è proprio dove ci perdiamo che troviamo nuove possibilità di conoscenza». La sua camminata poetica anti-GPS è un atto simbolico che rifiuta la logica del controllo e invita a ritrovare il senso del vagare, del cercare senza sapere esattamente cosa si troverà.
Installazioni generative, dialogo e critica come strumenti creativi
A MagoMare il pubblico potrà esplorare l’installazione “Alidangelo”, un’opera corale fatta di frasi e testi dedicati alla pace, scritti dai partecipanti e generati anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Un angelo collettivo, dice Mantelli, che non viene dall’alto ma si costruisce con l’intento condiviso degli esseri umani.
«La tecnologia, se non guidata, può diventare un tubo vuoto», spiega, «ma se usata con spirito critico può trasformarsi in mezzo espressivo e relazionale». Alidangelo diventa così un muro della pace, uno spazio di connessione tra persone, idee e aspirazioni, in netta opposizione alla narrazione dominante che marginalizza il tema del disarmo.
Media art nei piccoli paesi, dove si amplifica l’intensità
L’artista sottolinea quanto sia prezioso lavorare in luoghi non metropolitani. «In Sardegna ogni volta trovo persone capaci di dialoghi profondi, anche lontano dai circuiti culturali», osserva. «Nei contesti più raccolti si crea una risonanza tra le persone che amplifica il messaggio dell’opera».
Con un approccio che unisce tecnologia e spiritualità, Mantelli propone installazioni partecipative che rompono la barriera tra spettatore e autore, e che trasformano i festival in veri e propri atti di condivisione collettiva. L’arte relazionale, in questa visione, è una risposta al vuoto delle relazioni digitali, un tentativo di recuperare il senso della comune e non solo della community.
In chiusura, immagina un atto poetico diffuso, un “cinema segreto” fatto di NFC, suoni, immagini e narrazioni interattive che prendono vita lungo le strade dei paesi. Un invito a sognare insieme, a reinventare la realtà con strumenti nuovi e antichi, connessi non solo alla rete ma all’umano.