Dalla Sardegna a Parigi, Marta Proietti Orzella ci porta dentro il suo universo artistico fatto di recitazione, regia, formazione e un amore profondo per la cultura teatrale. Un’intervista intensa che racconta il teatro come linguaggio dell’anima, memoria viva e specchio della società. Una vita dedicata all’arte, senza compromessi.
Attrice, regista, cantante e formatrice, Marta Proietti Orzella è una delle voci più autentiche e appassionate del panorama teatrale sardo. Ci racconta un percorso ricco di esperienze, tra palcoscenici internazionali, radici profonde nella sua terra e una visione dell’arte come strumento di crescita, espressione e connessione umana.
Dall’infanzia al sogno teatrale
Sin da bambina, Marta sentiva il “fuoco” del palcoscenico. Già allora metteva in scena spettacoli con sorelle e cugine davanti a un pubblico… pagante! Un’energia creativa che ha continuato ad alimentarsi grazie a insegnanti appassionate, esperienze internazionali e il desiderio profondo di raccontare storie.
Dopo anni a Parigi, dove ha studiato recitazione e regia grazie a una borsa di studio, Marta ha scelto di tornare nella sua terra. La Sardegna per lei non è solo casa, ma una linfa culturale e spirituale che permea ogni spettacolo, ogni parola, ogni silenzio scenico. Nei suoi lavori spesso emergono personaggi, autori e racconti legati all’identità sarda, rielaborati con autenticità e visione.
Inoltre, nell'ateneo cagliaritano, consegue una laurea in Scienze Politiche con, come argomento, il legame fra teatro e Maggio Francese, donando così una connotazione accademica ad un'arte, il teatro, che in Italia è troppo spesso sottovalutata o considerata per pochi.
Un talento, mille forme di arte
Marta è una figura trasversale, capace di spaziare tra i ruoli di attrice, cantante, regista e insegnante, sempre con lo stesso obiettivo: trasmettere passione, creare connessione, accendere emozioni. Un talento che ha ricevuto importanti riconoscimenti, come il Premio Nazionale Plauto, vinto a inizio carriera in un anfiteatro gremito, in un momento che ancora oggi ricorda con emozione.
La sua tesi "Teatro e rivoluzione. L’esperienza del maggio francese", discussa con lode, è un esempio perfetto di come Marta riesca a fondere pensiero critico e sensibilità artistica. Un doppio coronamento che ha segnato profondamente la sua traiettoria.
Per Marta, il teatro
dovrebbe essere materia obbligatoria nelle scuole, perché aiuta ad ascoltare, comunicare e comprendere l’altro. In una società sempre più frammentata, il teatro ha un potere
terapeutico, relazionale, umano.
Tra i suoi maestri più importanti, Marta cita con affetto Marco Gagliardo, regista genovese che ha scelto la Sardegna come terra d’adozione e che le ha trasmesso il rigore e la disciplina necessari a “giocare sul serio”.
E per il futuro? Marta non svela troppo — la
scaramanzia teatrale è legge — ma anticipa che sta lavorando a un nuovo spettacolo
comico, perché far ridere oggi è un gesto