Loris aveva solo otto anni quando fu ritrovato senza vita in un canale nella periferia di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. Del bambino si erano perse le tracce e la madre, Veronica Panarello, il 29 novembre 2014 sporse denuncia di scomparsa dicendo di aver accompagnato, quella mattina, il figlioletto a scuola. Ma a scuola, confermarono le maestre, Loris non era mai entrato. Le ricerche vennero immediatamente avviate e proseguirono fino alle 16 del giorno stesso, quando un cacciatore ritrovò il cadavere del bambino gettato in un canalone. Loris fu strangolato e poi gettato, verosimilmente da un ponticello, in quel canale. All'inizio si pensò che il bambino fosse stato abusato poiché il suo corpicino fu trovato con i pantaloni leggermente scoscesi ma la verità era un'altra. Con Antonio Grande, dirigente superiore medico della polizia di stato e con Giovanni Tessitore a capo della sezione indagini elettroniche della IV divisione della polizia scientifica, ripercorriamo oggi questo caso. Ad uccidere il bambino, ricostruiranno le indagini, fu la madre, Veronica Panarello, condannata in via definitiva a 30 anni di reclusione. Ma perché lo aveva ucciso e soprattutto come fu possibile per la polizia contestare alla donna il delitto? La Scientifica per mesi lavorò a questo caso, acquisendo tutte le immagini provenienti dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati presenti non solo intorno alla scena del crimine ma anche nelle vicinanze della casa di Loris e lungo poi tutto il percorso che la madre del bambino compì per abbandonare il corpo. Decine di ore di video a partire dai quali, attraverso l’applicazione di una nuova tecnica investigativa, denominata “annotazione multimediale”, è stato possibile ricostruire, su una mappa geolocalizzata, una simulazione degli spostamenti effettuati dall’autovettura della Panarello il giorno della scomparsa, dimostrando che la stessa non era passata per la strada che portava alla scuola.