Dopo la battaglia di Farsalo, Pompeo iniziò una lunga fuga che dalla Grecia avrebbe dovuto fargli raggiungere la Numidia, dove, alleati del re Giuba, si erano riuniti i suoi seguaci, comandati da Catone, pronti ad una estrema resistenza. La fuga si interruppe tuttavia in Egitto, dove un consigliere del re Tolomeo XIII, allora in guerra per il potere con la sorella Cleopatra VII, pensò di farlo assassinare, in modo da guadagnare Cesare alla propria causa. Avvenne il contrario, perchè Cesare, giunto in Egitto all'inseguimento di Pompeo, messo a conoscenza della morte del rivale, scelse di parteggiare per Cleopatra, con il quale iniziò una relazione amorosa. Regolate le questioni dinastica con la sconfitta di Tolomeo, nel 47, Cesare si occupò di regolare anche il re del Ponto Farnace II che, approfittando delle guerre civili, si era reso egemone nell'area anatolica. Negli anni successivi ,Cesare affiancò alla lotta contro i pompeiani, sconfitti prima in Africa, nella battaglia di Tapso, dopo la quale Catone si tolse la vita, e successivamente in Spagna, a Munda, dove persero la vita Tito Labieno e il figlio di Pomepo, Gneo, un'intensa attività di riforma amministrativa, politica, economica e urbanistica di Roma. Senza che ci sia dato sapere con certezza quali fossero i piani di Cesare riguardo la trasformazione della Repubblica in un governo monarchico, venne nel frattempo organizzata una congiura contro il dittatore. Troppe erano le figure della nobilitas che si erano viste privare di un effettivo esercizio del potere da parte del nuovo sovrano assoluto della Repubblica. Così, il 15 di marzo del 44, in Senato, con 23 pugnalate, Cesare venne assassinato, aprendo tuttavia un periodo non di restaurazione repubblicana, ma una nuova e più intensa fase delle guerre civili.