(Testo di riferimento: Matteo 19,16-30 - La Bibbia)
Cosa devo fare di buono per avere la vita eterna? Un tale si avvicinò a Gesù e gli fece questa domanda. La conversazione che ne seguì è davvero illuminante anche per noi oggi.
Ne parliamo in questo episodio 46 della serie sul vangelo di Matteo.
Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?» Gesù gli rispose: «Perché m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». (Matteo 19,16-17)
Ci avete fatto caso? Gesù fece notare subito a quel tale che la sua domanda era mal posta perché presupponeva che fosse possibile essere buoni.
È un errore comune. Molti pensano di poter essere buoni. E molti pensano addirittura che la bibbia sia un libro che ha la pretesa di insegnare agli uomini a diventare buoni. Ma il vero punto di partenza valido per accostarsi a Dio è rendersi conto che nessuno può essere davvero buono se non uno solo, ovvero Dio stesso.
Gesù sapeva che, per quanto un essere umano possa fare opere buone, non sarà mai davvero “buono” nei confronti di Dio perché solo Dio è buono in senso assoluto. Ma Gesù voleva aiutare davvero quell'uomo. Voleva fargli toccare con mano l'impossibilità di essere buoni. Così Gesù stette al gioco, e lo indirizzò alla legge, siccome quel tale era un conoscitore della legge, uno dei capi religiosi secondo Luca 18:18, benché piuttosto giovane secondo quanto leggeremo più avanti nel versetto 20.
Vuoi essere buono? Pensi davvero di poter essere buono? Vuoi avere vita eterna? Bene. Allora comincia ad osservare i comandamenti!
Teniamo presente che, a rigor di logica, se si osserva una legge, si diventa solo rispettosi della legge, non certamente buoni. Al più ci si può vantare di essere persone che praticano la giustizia, ma nulla più. A pensarci bene, già il fatto che Dio abbia dovuto dare dei comandamenti per regolare la vita degli uomini, presuppone che gli uomini non siano buoni in loro stessi.
E in effetti, dalla conversazione che segue, si comprende che quel tale era già arrivato da solo alla conclusione che rispettare la legge non fosse sufficiente.
«Quali?» gli chiese. E Gesù rispose: «Questi: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso». E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?» (Matteo 19, 18-20)
Quali? Quale sono le cose davvero importanti? Chissà quale risposta si aspettava da Gesù! Chissà quale segreto gli avrebbe rivelato!
Invece Gesù citò comandamenti importanti, ma ben noti a qualunque Israelita. Nulla di eccezionale.
Non uccidere? Non commettere adulterio? Non rubare? Non testimoniare il falso? Onora tuo padre e tua madre? Ama il tuo prossimo come te stesso?
Siamo sinceri, anche se non siamo Giudei, la maggioranza di noi risponderebbe nello stesso modo in cui rispose quell'uomo! Mai ucciso nessuno... Mai tradito mia moglie... Mai derubato nessuno... ecc. ecc.
Quelli citati da Gesù erano i capisaldi della legge. Nulla di così complicato per qualunque persona timorata di Dio.
Ma quel tale si aspettava che Gesù gli rivelasse qualcosa di più profondo. Dobbiamo davvero credere che egli fosse sincero e che avesse fatto di tutto per onorare Dio ed osservare i comandamenti, tuttavia sentiva ancora un vuoto, sentiva ancora di non essere a posto, di non essere davvero buono.